In questo articolo voglio presentarvi due libri che mi hanno davvero incantata, portandomi verso infinite riflessioni sul valore della gentilezza e dell’autenticità. Sono libri destinati a un target di lettori più alto di quello che tratto generalmente. Abitualmente vi propongo albi illustrati, o libri adatti alle prime letture autonome, e questo principalmente per una questione – ahimè – di tempo. Uno degli obiettivi che mi sono posta per settembre è quello di riuscire a leggere e a commentare, libri destinati ai ragazzi, o ai bambini più grandi, a partire dai 10 anni.
Libri che spesso mostrano l’interiorità di questa particolare età che segna la fase iniziale del passaggio dal mondo dell’infanzia e a quello degli adulti. Una fase segnata da caratteristiche che cambiano così come si modifica la realtà esterna. La letteratura destinata a questa fascia d’età deve restare al passo con i tempi e con l’esigenze dei lettori di scoprire se stessi tra le pagine di un libro. Come ci fa notare Aidan Chambers nel suo saggio Siamo quello che leggiamo. Crescere tra lettura e letteratura (Equilibri, 2011), uno dei più grandi cambiamenti del XX secolo che ha profondamente modificato tutte le concezioni di tempo, spazio e rapporto causa ed effetto, è stata la Teoria Generale della Relatività.
Cosa centra tutto questo con la letteratura per ragazzi? Questa teoria ha avuto un ruolo fondamentale nel farci capire come ogni cosa può essere vista da molteplici punti di vista, facendo così decadere il narratore onnisciente.
Scrive Aidan Chambers: “Sappiamo altresì che la storia può anche essere influenzata da un numero infinito di elementi estranei al testo, e che tuttavia incidono nello sviluppo del racconto. In altre parole, nessuna storia potrà mai avere un inizio definito o una fine compiuta. Nessuna stori potrà mai risolversi in un sistema chiuso, né potrà mai essere considerata la creazione di un solo individuo, o di un solo autore.”
I libri che sto per presentarvi ben rispecchiano queste caratteristiche di relatività e in qualche modo di “non finito”.
Wonder è il romanzo d’esordio di Raquel Jaramillo, pubblicato nel 2012 con lo pseudonimo di R. J. Palacio e uscito in Italia nel 2013 per Giunti. Il libro si divide in otto parti ciascuna narrata in prima persona da un diverso personaggio.
La prima parte è raccontata da August Pullman, detto Auggie, un ragazzino che vive a North River Heights, insieme ai genitori, la sorella Olivia e il cane Daisy, e che deve iniziare la prima media. Fino a quel momento ha sempre studiato a casa con sua mamma a causa di una disostosi mandibolo-facciale e una microsomia emifacciale – causate da una mutazione genetica – che gli hanno comportato 27 operazioni chirurgiche.
So di non essere un normale ragazzino di dieci anni. Sì, insomma, faccio cose normali, naturalmente. Mangio il gelato. Vado in bicicletta. Gioco a palla. Ho l’Xbox. E cose come queste fanno di me una persona normale. Suppongo. E io mi sento normale. Voglio dire dentro.
Ma so che i ragazzini normali non fanno scappare via gli altri ragazzini normali fra urli e strepiti ai giardini. E so che la gente non li fissa a bocca aperta ovunque vadano.
Il preside della scuola, il signor Kiapp, chiede a tre ragazzini, Jack Will, Julian e Charlotte, di aiutare Auggie durante il suo primo anno a scuola. Jack Will, dopo un primo momento di diffidenza, diventa un vero amico per Auggie e trascorre molto tempo con lui. Julian, al contrario, è a capo di un gruppo di bulli che prendono continuamente in giro Auggie per il suo aspetto. La prima media non è facile per nessuno, tantomeno per August, che si trova spesso solo ma che non perde mai il suo coraggio, la sua simpatia e la sua gentilezza. E sono proprio queste caratteristiche che scaldano il cuore di tutti i compagni, insegnandogli ad andare oltre le apparenze.
Nel discorso che il preside fa a conclusione dell’anno scolastico dice:
“La grandezza – ha scritto Beecher – non risiede nell’essere forti, ma nel giusto uso che si fa della forza. È il più grande colui la cui forza trascina il maggior numero di cuori grazie al richiamo del proprio”
Ed è proprio questo tipo di grandezza che viene riconosciuta ad August.
La seconda parte del libro è narrata da Olivia, detta Via, la sorella di Auggie.
August è il sole. Io, mamma e papà siamo i pianeti che ruotano intorno al Sole. Gli altri membri della nostra famiglia e gli amici sono asteroidi che fluttuano intorno ai pianeti che ruotano intorno al Sole.
Per Olivia è il primo anno di liceo e si trova ad affrontare le difficoltà tipiche di questo periodo, come il primo amore, i litigi con le amiche, la scuola nuova, con la consapevolezza di non dover eccessivamente pesare sui genitori che sono già tanto occupati con il fratellino.
Essere amici di Auggie non è sempre facile e sono bambini come Jack Will o Summer, che è l’unica a sedersi accanto a lui a mensa, che fanno la differenza, avendo il coraggio di affrontare gli sguardi “del gruppo” pur di essere gentili.
PRECETTO DI SETTEMBRE DEL SIGNOR BROWNE
Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile.
Il libro di Wonder ha avuto un tale successo che è stato chiesto un sequel; l’autrice ha quindi scritto tre libri spin-off che sono usciti in Italia tra il 2015 e il 2016 e raccontano i vari eventi dal punto di vista di Julian, il bullo della classe, Christopher, l’amico d’infanzia di Auggie, e Charlotte. Ecco allora: A Wonder Story. Il libro di Julian, A Wonder Story. Il libro di Christopher, A Wonder Story. Il libro di Charlotte, tutti editi da Giunti.
Personalmente ho trovato particolarmente interessante il libro scritto dal punto di vista di Julian. Nel primo libro di Wonder, Julian è il bambino che si comporta in maniera più scorretta con Auggie, trascinando con sé molti altri bambini che però alla fine si rendono conto di sbagliare. Julian invece, appoggiato dai genitori che sminuiscono il suo atteggiamento da bullo, non prova rimorso. In A Wonder Story. Il libro di Julian, non solo capiamo cosa si nasconde dietro alla cattiveria di Julian, ma il suo personaggio capisce grazie a un racconto della nonna di aver sbagliato.
Mentre leggevo il libro la domanda che mi veniva fatta più spesso era: “Ma è triste?”
Nonostante i temi trattati – come ad esempio il bullismo o la malattia genetica di Auggie – siano sicuramente forti, il libro trasmette in realtà un messaggio di speranza. La gentilezza di pochi può fare la differenza ed è capace di trasformare i cuori più duri.
Una lettura adatta dagli undici anni e che anche tutti i genitori dovrebbero leggere!
Stargirl è un romanzo di Jerry Spinelli, uscito in Italia nel 2004 per Mondadori.
Nel liceo di Mica in Arizona, arriva una nuova alunna che si fa chiamare Stargirl e che fino a quel momento ha sempre studiato a casa. Stargirl indossa vestiti fuori moda, porta sempre con sé un ukulele e una sacca di tela con dipinto sopra un girasole e con dentro un topo di nome Cannella. Sa sempre quando sono i compleanni degli altri alunni e gli dedica una canzone, strimpellando il suo ukelele e ballando e saltellando tra i tavoli della mensa.
Hillari Kimble e il suo fidanzato Wayne Parr sono le persone più popolari della scuola e provano un’immediata antipatia per Stargirl. Cosa gli rende così popolari? La loro normalità.
Wayne Parr non andava alle partite di football o di pallacanestro, e neanche noi ci andavamo. Wayne Parr non faceva domande in classe e non si entusiasmava per niente, e neanche noi. A Wayne Parr non importava granché di niente. E neanche a noi.
Era stato Parr a creare noi, o non era che il nostro riflesso?
Il romanzo è raccontato in prima persona da Leo Borlock, un ragazzo al penultimo anno delle superiori che nel corso della storia si divide tra l’amore per Stargirl e il bisogno di appartenere al gruppo e di essere riconosciuto da questo.
Non mi ero mai conto di quanto avessi bisogno dell’attenzione altrui per confermare la mia esistenza.
Dissi a me stesso che l’Esclusione era più penosa per me che per Stargirl. Dissi a me stesso che era troppo immersa nel suo mondo per rendersi conto di essere ignorata… […] Capivo perché mi avevano preso di mira. Ai loro occhi facevo parte di lei. Ero “il suo ragazzo”. Il signor Starboy.
Nonostante ci sia un momento in cui Stargirl viene accettata dagli altri, incuriositi e trasportati dalle sue stranezze, viene ben presto esclusa da tutti.
Stargirl applaude anche gli avversari alle partite di basket, porta bigliettini di auguri e fa regali agli sconosciuti, conosce le ricorrenze di tutti. Gli altri la considerano un’imbrogliona, una pazzoide, un’esibizionista egocentrica.
Ma chi è in realtà Susan Caraway, che si fa chiamare Stargirl? Una delle definizioni migliori la troviamo nelle parole di Archie, un paleontologo in pensione che ha trasformato la sua casa in una scuola senza voti, senza compiti e senza registro, dove tutti i ragazzini sono i benvenuti.
“Sembra fare parte di un’altra specie!” esclamò Kevin.
Archie inclinò la testa di lato, come se avesse appena udito il trillo di un uccello raro. Ancorò la pipa a un sorriso ironico. Ci avvolse un aroma dolciastro. “Al contrario” disse, fissando Kevin “è una di noi. Assolutamente. Più di quanto lo siamo noi stessi. In un certo senso, è come siamo realmente. O come eravamo.”
Stargirl non segue e non riconosce le modalità e le abitudini della società, che spesso vuole i ragazzi tutti uguale e al passo con la moda del momento. Stargirl è diversa, più primitiva, spontanea, capace di vedere e sentire davvero con tutti i sensi. Riprendendo sempre le parole di Archie:
“[…] Per un po’ siamo informi, incivilizzati. Non i “noi stessi” che conosciamo, ma esseri più in sintonia con un albero che con un computer. Non abbiamo qualifica né nome, siamo solo natura, sospesi fra passato e futuro, il girino prima della rana, il bruco prima della farfalla.”
Ed è proprio così che appare Stargirl, senza una forma predefinita, con un nome che cambia di continuo e capace di entrare in sintonia con la natura. Ma questa mancanza di forma propria non è sinonimo di amorfità, ma piuttosto di potenziale creativo.
Un libro che fa riflettere sul senso di essere se stessi, senza per forza adeguarsi al gruppo, adatto a partire dai 12 anni.
Stargirl ha anche un seguito: Per sempre Stargirl, Jerry Spinelli, Oscar Bestsellers Mondadori, 2008, che… corro a leggere.
Buona lettura!
Li cercherò. .. Li leggerò. .. Ti ringrazio.
Grazie a te! A me sono piaciuti molto… ora sto leggendo il seguito di Stargirl.😉 Di Wonder c’è anche il film che è fatto molto bene.