Sicuramente il linguaggio della narrazione è quello più appropriato,una narrazione dove i fatti siano visti dagli occhi di un bambino, come avviene nei miei libri: La bambina del treno o ne Il ciliegio di Isaac (Edizioni Paoline) oppure ne Il volo di Sara (Edizioni Fatatrac). Il narrare ha sempre un ruolo salvifico perché “nei momenti bui – come ricorda la poetessa Vivian Lamarque – abbiamo bisogno ancora che qualcuno ci canti”.
In attesa che i bambini possano, crescendo, approfondire l’argomento a livello scolastico, seguendo un determinato percorso di conoscenza storica, ho cercato di offrire loro dei racconti per immagini che trovino vie più adatte alla loro età e sensibilità. Una letteratura-testimonianza, anche se prodotta da una finzione letteraria, può aiutare i più piccoli a conoscere la Shoah e a non
dimenticare.
Nei miei racconti, dove fantasia e realtà s’intrecciano, mi sono affidata alla dimensione allegorica della letteratura per l’infanzia, al suo lirismo magico attraverso immagini di forte impatto emozionale dove anche il silenzio può urlare ed essere assordante. La parola letteraria, il racconto d’invenzione, giunge direttamente al cuore, al sentimento. Il bambino lettore ha modo così d’interrogarsi sul senso dell’esistenza, ha modo di conoscere parole come: paura, solidarietà, gioia e sofferenza, vita e morte. Queste storie aiutano chi legge a ricordare, a recuperare un passato che non si può nascondere, ma che deve, per essere compreso, diventare anche un luogo dell’immaginario. Significa promuovere la letteratura come strumento di conoscenza storica, significa riconoscere nella narrativa la capacità effettiva di essere ponte per il passaggio dalle storie alla Storia.
Personalmente sono rimasta molto colpita dal libro Il volo di Sara, edito da Fatatrac, con le illustrazioni di Sonia M. L. Possentini. Ci racconta come è nato questo libro?
Questo libro è la naturale continuazione de La bambina del treno che narra il viaggio di Anna verso ignota destinazione. La piccola protagonista, chiusa in un carro bestiame insieme alla mamma e ad altri disperati con la sola “colpa” di essere ebrei, va incontro al suo destino, ignara di ciò che l’aspetta ad Auschwitz. Il finale è aperto e molti bambini che hanno letto questa storia mi chiedevano come sarebbe andata a finire. Per questo ne Il volo di Sara mi sono spinta più in là. Ho cercato di raccontare l’indicibile, cioè la vicenda umana di una bambina ebrea in un campo di concentramento, narrata però da un osservatore insolito, un tenero pettirosso che mostra di avere un cuore e una sensibilità che non possiedono invece le “bestie” vere che governano quel luogo di dolore e di morte. Appena Sara, all’arrivo, verrà separata dalla mamma, l’uccellino decide di farle da padre e da madre. E’ un racconto dove le parole delicate e forti per il loro valore metaforico s’intrecciano con le immagini intense di Sonia M.L. Possentini. Non c’è un lieto fine anche perché nella storia vera, quella con la S maiuscola, non c’è stato un lieto fine. Di fronte alla tragedia umana, comunque, c’è sempre una piccola via d’uscita, qui rappresentata dalla figura dell’uccellino che starà accanto alla bambina e la proteggerà fino a donarle le sue ali per l’ultimo volo.
La vicenda è inventata, ma le circostanze del racconto sono la parte buia della nostra storia che non si può eludere. E’ una storia diretta e sincera quella che ho raccontato ai giovani lettori, mettendo fra di essi e la piccola protagonista, la distanza di un volo d’uccello e la sua voce gentile. Mi ha accompagnato lungo le pagine l’arte dell’illustratrice Sonia Maria Luce Possentini, fatta di
intensi bianchi e neri, con piccoli tocchi di colore che illuminano paesaggi altrimenti senza speranza. Nel momento in cui la storia di Sara e la storia dello sterminio del suo popolo si fanno via via più terribili, il nero si dirada dalle pagine e il bianco vela l’orrore del campo di sterminio, fino a stemperarsi nell’azzurro di un cielo che guarda al futuro.
[…] la propria arte in un impegno etico e civile. A questo proposito vi invito a rileggere l’intervista che le ho fatto l’anno […]