Ginevra e Beatrice hanno iniziato a fare i primi passi intorno ai dodici mesi. Ovviamente ogni bambino ha i suoi tempi, e quindi c’è chi raggiunge quest’importante traguardo già intorno agli undici mesi e chi invece non vuole saperne di stare su due piedi fino oltre l’anno d’età. Quello che è certo è che lo sviluppo motorio porta con sé un incremento dello sviluppo cognitivo.
In particolare riuscire a muoversi con più agilità, permette ai nostri cuccioli di esplorare l’ambiente che li circonda da diversi punti di vista. Uno stesso oggetto può finalmente essere visto da prospettive differenti.
Come spiega Angela Dal Gobbo nel suo saggio Quando i grandi leggono ai bambini (Donzelli Editore, 2019), è sempre intorno ai dodici mesi che i bambini iniziano ad essere in grado di far rivivere nella propria mente cose e avvenimenti sotto forma d’immagini, che vanno a formare il “paesaggio mentale”. Un oggetto rimane cioè nella loro mente anche quando non è più presente davanti agli occhi, e la percezione che hanno di tale oggetto è diversa da quella che ne hanno gli altri.
“Peraltro il movimento autonomo del bambino nello spazio produce un’altra importante conseguenza: il fatto di vedere la stessa cosa da varie prospettive rafforza la sua capacità di raffigurare il “paesaggio mentale” di un’altra persona; il cambiamento del punto di vista spaziale lo aiuta a modificare anche il punto di vista psicologico e gli permette di affinare la capacità di avvertire i sentimenti altrui.” (Angela Dal Gobbo, Quando i grandi leggono ai bambini, Donzelli Editore)
Ecco allora che già nella primissima infanzia, i bambini iniziano a capire che le cose non sempre sono come appaiono e che gli altri possono provare emozioni diverse dalle loro.
In qualche modo cominciano ad accorgersi che è tutta… questione di punti di vista.
Le carte Immagini della realtà progettate da Giovanni Belgrano e Bruno Munari (Corraini Edizioni, 2019) nel 1976, sono dedicate ai bambini dai 3 ai 6 anni e possono essere utilizzate per affinare in loro questa capacità. Si tratta di 40 cartoncini con immagini fotografiche che rappresentano 4 diversi soggetti da vari punti di vista. Una scarpa, una mano, un pesce e una lampadina vengono riprodotti attraverso una fotografia realistica a colori, in bianco e nero, un negativo fotografico e con la parola scritta.
Sembra questo sembra quello… di Maria Enrica Agostinelli (Salani Editore, 2002) è ormai un classico della letteratura per l’infanzia, uscito per la prima volta nel 1969 per l’indimenticabile Emme Edizioni di Rosellina Archinto.
È una fiamma ci scommetto…
…no, è la cresta del galletto.
Un libro – dedicato ai bambini a partire dai tre anni – che in un gioco d’intreccio tra brevi rime e semplici immagini, dimostra come spesso l’apparenza inganna.
L’importante è di capire
che si può sempre sbagliare,
e che spesso non vuol dire
quel che sembra è come appare…
Tra i classici per l’infanzia voglio ancora ricordare Voci nel parco di Anthony Browne, pubblicato per la prima volta in Italia da Camelozampa nel 2017, con la traduzione di Sara Saorin. La versione originale esce nel 1998, con il titolo Voices in the park. La trama è semplicissima, una passeggiata nel parco, raccontata però da quattro voci diverse. Ogni personaggio – due adulti e due bambini – racconta il proprio punto di vista della stessa vicenda. Un libro profondo – adatto ai bambini dai sei anni – caratterizzato da tutta l’originalità a cui l’autore ci ha abituati.
Facciamo adesso un salto temporale al 2013, quando assistiamo alla nascita di una casa editrice innovativa, dedicata ai piccoli dai due ai sei anni: la Minibombo.
Una casa editrice che propone albi illustrati caratterizzati da un linguaggio immediato e forme essenziali che giocano con spazio e ritmo. Ed è proprio il gioco un altro elemento fondamentale di queste opere. Il gioco che prende vita tra il piccolo lettore e le pagine di carta, per poi trasformarsi in intelligenti applicazioni multimediali.
La Minibombo affronta spesso la questione del punto di vista, come ad esempio nel suo ultimo albo Tutto il contrario, di Silvia Borando.
Il pulcino è fortunato.
Il verme è sfortunato.
Questo testo accompagna l’immagine di un pulcino che è riuscito ad acchiappare un verme. Nella pagina che segue la situazione si ribalta.
Il pulcino è sfortunato.
Il verme è fortunato.
Il verme è riuscito a scappare e il pulcino resta senza pasto.
Cosa sarà successo tra una pagina e l’altra? L’ampio spazio vuoto (ma colorato!) dello sfondo invita il lettore a immaginare il collegamento tra le due scene, dove non solo vengono raccontate delle vicende opposte tra loro ma anche l’opposto viene ribaltato.
Insieme a Ginevra e Beatrice mi sono soffermata in particolare sulla pagina che rappresenta un ippopotamo e un pipistrello. In quale posizione il pipistrello sarà a rovescio? Quando è a testa in su o a testa in giù?
Un libro che affronta i contrari in maniera originale, e invita a farsi una domanda…
Siamo sicuri che esiste una sola versione dei fatti?
In Ho visto una talpa di Chiara Vignocchi e Silvia Borando (Minibombo, febbraio 2019), diversi animali dicono di aver visto una talpa. Ma è proprio la stessa? Per l’elefante si tratta di una talpa piccolissima; secondo la formica invece è molto grande. La lumaca dice:
“Io ne ho vista una
che era molto veloce…
La talpa è lenta come non mai, sottosopra… Sembra addirittura che ci siano più talpe. Com’è possibile? Ancora una volta è tutta questione di punti di vista.
Il ritmo dell’albo è binario; pagine dallo sfondo nero dove un ogni animale descrive la “sua” talpa, si alternano a pagine dallo sfondo bianco dove l’intero gruppo esterna la propria incredulità. Il ritmo cambia nella parte finale. La talpa finalmente appare e… Vi lascio scoprire cosa succede, ovviamente anche lei vede (o non vede?!) le cose a modo suo.
Niente da fare è un albo senza parole di Silvia Borando (Minibombo, febbraio 2020). Un bimbo si sta annoiando e va in cerca di qualcosa da fare. Finalmente trova una roccia da scavalcare ma… è una tartaruga che se ne va infastidita. I rami di un albero su cui arrampicarsi sono in realtà delle corna, un fiore da cogliere, è la coda di un coniglio, una palla è il guscio di una lumaca… Insomma non c’è proprio niente da fare!
Ecco che appare una porta.
TOC, TOC… Ovviamente non si tratta di una porta ma… Provate a scoprirlo leggendo questo libro dove niente è come appare. Un piccolo consiglio: a me piace proporlo alle mie bimbe semplicemente sfogliando le pagine e mimando le espressioni del protagonista. Un modo alternativo per leggere senza parole.
Ha visto la mia coda? è un albo di Alberto Lot (Minibombo, marzo 2020). In primo piano ci sono un cane e una tartaruga.
Il Signor Cane sta cercando la sua coda e chiede un aiuto al Signor Tartaruga.
“La sua coda, Signor Cane?
Ma certo! È proprio dietro di lei.”
Il cane si gira ma… non vede la sua coda. La scena si ripete più volte e la discussione inizia a farsi sempre più accesa. La soluzione? Posso solo dirvi che… a volte è più facile vedere la coda degli altri. 😉
Buona lettura!