Educare.
“Questa bambina non è per niente educata!”
“La scuola deve sostenere il genitore nell’importante compito dell’educazione.”
“L’educazione viene dalla famiglia.”
Potrei continuare a elencare ancora a lungo frasi inerenti l’educazione che ci capita spesso di sentire all’interno di dibattiti tra esperti, o tra mamme davanti un caffè.
Sempre più spesso l’educazione è qualcosa che tendiamo a demandarci l’uno con l’altro: famiglie, scuole, istituzioni. Di chi è il compito di educare? E quali sono le linee da seguire? Ecco allora che spuntano trattati con le più diverse teorie, che a volte hanno la conseguenza di far sentire i genitori ancora più incapaci in questo tortuoso percorso.
Fermiamoci un attimo. Cosa significa educare? Nel Vocabolario Treccani online possiamo leggere l’etimologia di questa parola:
“dal lat. educare, intens. di educĕre <trarre fuori, allevare>, comp. di e– e ducĕre <trarre, condurre>”.
Quando pensiamo al nostro compito di educatori ci vediamo spesso intenti nell’azione di riempire vasi vuoti con concetti, regole, dogmi, niente di più distante dal significato letterale del termine educare , e cioè “trarre fuori”. I bambini non sono contenitori vuoti da riempire ma possiedono un proprio potenziale, e noi adulti abbiamo il compito di aiutarli a sviluppare il vero Io.
A queste e altre riflessioni mi ha portata il libro che vi presento in questo articolo: Prendiamoci il tempo per stare con noi. Educare all’ascolto, alle emozioni, alla felicità di Helga Dentale, Edizioni Lindau.
Helga Dentale ha studiato come attrice all’Accademia Permis de Conduire e nei percorsi d’approfondimento alla Mimesis, e si è laureata in Scienze Umanistiche all’Università La Sapienza di Roma. I suoi studi e la sua passione ed entusiasmo l’hanno portata a ideare il Metodo Teatro in Gioco (marchio registrato). Nel suo libro spiega proprio le idee che stanno alla base del metodo.
Seguendo il pensiero del sociologo Zygmunt Bauman, Helga Dentale ci invita a non essere surfisti nel nostro approccio alla vita.
Il surfista attraversa il mare ma lo fa restando in superficie. Il sub si immerge, esplora, va a fondo. […] Nella società liquida teorizzata da Bauman, dove si fatica a costruire qualcosa di stabile e duraturo, siamo dunque tutti surfisti? Alle prese con miriadi di attività e nuove informazioni che otteniamo in tempo reale con un semplice click, consumatori di tutto ma in realtà conquistatori di niente.
Dobbiamo immergerci più in profondità nelle cose, prenderci il tempo per fermarci, ascoltare, pensare e domandare. Il nostro obiettivo deve essere quello di vivere in maniera più autentica per trasportare poi questo modo d’essere nella didattica e nell’educazione ai bambini. Diventare sub per permettere anche ai bambini di diventarlo.
È questo l’obiettivo del libro che state leggendo: riflettere su paradigmi educativi diversi dalla didattica trasmissiva e dal consumismo culturale. Soffermarci come educatori e genitori, a ragionare su alcuni temi chiave come strumenti preziosi per una nuova e necessaria pedagogia dell’ascolto.
L’approccio educativo promosso da Helga Dentale è un percorso verso la bellezza che si crea tessendo una trama di fili colorati che s’intrecciano tra loro.
Quattro fili:
- diffondere un’educazione multisensoriale;
- promuovere e sostenere l’alfabetizzazione emotiva;
- educare all’ascolto valorizzando il silenzio;
- sviluppare il contatto con la natura.
Nelle scuole non è sempre possibile un contatto diretto con la natura, e allora ecco che gli albi illustrati, e in particolar modo i silent book, diventano nei laboratori espressivi lo strumento per richiamare gli scenari naturali attraverso le immagini.
Leggere un libro sulla neve non è come passeggiare sulla neve – voglio ribadirlo con chiarezza – ma è, in modo diverso, un’opportunità per conoscere la neve. Non con le mani, in questo caso, ma con la mente, con il pensiero, con l’immaginazione. E non è un’esperienza passiva perché la lettura di un libro è sempre un’esperienza reale, attiva, ricca di valenze espressive e pedagogiche.
Libri come Giochi di luce (L. Body, Terre di Mezzo, 2017), L’onda (S. Lee, Corraini, 2008), Selvaggia (E. Hughes, Settenove, 2016) conducono i piccoli ascoltatori rispettivamente in un bosco di notte, in riva al mare e in una foresta.
La seconda parte del libro di Helga Dentale, entra nel vivo del metodo, riportando esempi ed esperienze dirette di percorsi espressivi e teatrali a scuola, dal nido alla primaria. Attraverso narrazioni, rappresentazioni, attività creative, giochi di rilassamento, i bambini imparano a conoscersi meglio, a esplorare le proprie emozioni, ad avere una propria memoria di suoni, sapori odori, a scoprire il valore del silenzio che si trasforma da punizione a condizione necessaria per ascoltare e ascoltarsi. L’arte dell’ascolto è forse proprio ciò che sta alla base di questo metodo: in una società frenetica dove siamo tutti bombardati continuamente da suoni e rumori, siamo chiamati a prenderci un tempo lento per dare spazio a rapporti autentici basati sull’ascolto.
Prendiamoci il tempo per stare con noi. Educare all’ascolto, alle emozioni, alla felicità è un libro che mi sento di consigliare a tutti i genitori, educatori, insegnanti, che hanno la voglia sperimentare, di conoscere, e di porre le basi per costruire una scuola basata su una didattica che mette al centro il meraviglioso mondo del bambino.