Nel paese delle Veramiglie è un graphic novel di Camille Jourdy, pubblicato in Italia da Edizioni Arka (2020), con la traduzione dal francese di Silvia Cavenaghi. Si aggiudica subito diversi riconoscimenti come la menzione speciale al Bologna Ragazzi Award 2020 nella categoria fumetti, il primo premio al Festival international de la bande dessinée d’Angoulême 2020 e il primo premio al Les Pépites du Salon de Montreuil 2019 (sezione fumetti).
Si tratta di un romanzo (novel) di formazione, con elementi fiabeschi (protagonista, antagonista, personaggi magici, aiutanti, prove da superare…). Il linguaggio usato è quello del fumetto.
Se tutte queste caratteristiche non bastano per stimolare la vostra curiosità nei confronti di quest’opera, vi svelo il particolare che più mi ha entusiasmata, e cioè i frequenti rimandi a fiabe e storie classiche.
La protagonista è una bambina di nome Jo che va in campeggio con il papà, la matrigna e le sorellastre (chiaro riferimento a Cenerentola). Jo s’allontana sola nel bosco e dopo aver percorso una galleria scopre un luogo abitato da strani personaggi. Ha inizio così la sua avventura nel paese delle Veramiglie.
Chi sono le Veramiglie?
Sono rari e preziosi pony di tutti i colori. Hanno il terrore di essere obbligati a fare qualcosa, e sono anche golosi e irriverenti. L’imperatore Gattaccio li cattura per i suoi divertimenti, e li ridipinge perché in cattività perdono i loro colori.
Jo si ritrova in compagnia della volpe Maurice, e man mano che la bambina matura si trasforma anche il loro rapporto, passando dalla diffidenza all’amicizia. Insieme affrontano sfide e superano ostacoli con l’obiettivo di salvare i loro compagni dalle grinfie dell’Imperatore. Ci sono principalmente tre prove da superare: le paludi, la pianura dell’oblio e le tre vecchie streghe.
Vi lascio scoprire insieme ai vostri bimbi le altre meraviglie di questo libro, adatto a partire dai sette anni. Intanto vi invito a leggere l’intervista virtuale che ho avuto il piacere di fare all’autrice, Camille Jourdy.
• Io e le mie bambine amiamo Nel paese delle Veramiglie. Com’è nato questo libro?
C. J. J’ai commencé à noter des idées lorsque ma fille ainée avait 3 ou 4 ans. On avait fait une promenade en foret et je l’avais dessinée avec ses petits jouets, cela m’avait donné envie de faire un livre avec une petite fille qui vivrait des aventures dans la foret. En devenant maman j’ai eu l’impression de reparcourir le monde de l’enfance avec ma fille. Je lui montrait les livres et les films que j’avais aimé lorsque j’étais petite et c’était une façon pour moi de me replonger dans l’enfance. J’ai eu envie de faire un livre, pour elle, pour l’enfant que j’étais, un livre sur l’enfance et son imaginaire.
Ho cominciato a raccogliere delle idee quando mia figlia aveva 3 o 4 anni. Dopo una passeggiata nel bosco avevo fatto dei disegni con i suoi gessetti e mi era venuta voglia di creare un libro che avesse per protagonista una ragazzina che vivesse delle avventure nel bosco. Da quando sono diventata mamma ho avuto l’impressione di ripercorrere il mondo dell’infanzia con mia figlia. Le mostravo i libri e i film che avevo amato quando ero piccola e questo mi ha dato modo di rituffarmi nell’infanzia. Mi è venuta voglia di realizzare il libro per lei, per la bambina che ero, un libro sull’infanzia ed il suo immaginario.
• Nella storia fai riferimento a molti classici come Biancaneve, Peter pan, Alice nel Paese delle Meraviglie. Quali altri ci sono?
C. J. Oui il y a plein de petites référence plus ou moins visibles. Dans la maison des marais où Jo passe la nuit, j’ai pensé à Boucle d’or, on peut voir trois chaises, trois bols… tout est par trois dans cette maison. Dans les cachots j’ai fait un clin d’œil aux armes des trois brigands ( de Tomi Ungerer). On peut aussi apercevoir Peau d’âne dans le bal masqué ou un petit Pinocchio chez les enfants perdus. Parfois les références sont moins évidentes mais je pense qu’elles se ressentent car elles m’ont forcément influencées, je pense par exemple aux films de Miyazaki, aux films princesse Bride, l’histoire sans fin, le bal des vampires. Il y a aussi Robin des bois, Tom Sawyer…
Si, ci sono un sacco di riferimenti più o meno espliciti. Nella casa vicino allo stagno dove Jo passa la notte mi sono ispirata a Riccioli d’oro, ci sono tre sedie, tre tazze… tutto è per tre in questa casa. Nel disegnare la prigione ho strizzato l’occhio a “I tre briganti” di Tomi Ungerer. Nell’episodio del ballo mascherato possiamo scorgere “La favolosa storia di pelle d’asino”, mentre nei bambini perduti un po’ di Pinocchio. A volte i riferimenti sono meno evidenti ma penso che si percepiscano comunque perché è grande l’influenza che hanno avuto su di me film come quelli di Miyazaki, “La sposa fantastica”, “La storia infinita”, “Per favore, non mordermi sul collo!”. Ancora possiamo trovarci Robin Hood, Tom Sawyer…
• Possiamo dire che è un romanzo di formazione. Quando Jo torna indietro è maturata. Cos’ha imparato in questa avventura?
C. J. Oui l’aventure a permis à Jo de grandir et d’apaiser sa colère. Au début elle est assez énervée et insouciante à la fois, un peu égoïste même. Elle parle à tort et à travers en faisant la maline. Et puis au fur et à mesure des épreuves elle change et veut aider les autres personnages auxquels elle s’est attachée, elle semble plus investit et devient aidante. Elle se rend compte aussi qu’elle est encore une enfant et qu’elle a besoin de ses parents. Finalement elle grandi en acceptant de rester encore quelque temps à sa place d’enfant.
Si, l’avventura permette a Jo di crescere e di calmare la sua rabbia. All’inizio è abbastanza arrabbiata, a volte sconsiderata, persino un po’ egoista. Parla a sproposito e fa la furba. Tuttavia, man mano che affronta le prove che le si presentano, cambia e inizia a collaborare con gli altri personaggi ai quali si è affezionata, sembra più impegnata e diventa un vero “aiutante”. Si rende anche conto di essere ancora piccola e di avere bisogno dei suoi genitori. Alla fine cresce e accetta di restare ancora per un po’ nel suo ruolo di bambina.
• Le pareti del castello dove vive l’Imperatore Gattaccio sono ricoperte di dipinti. S’ispirano a quadri famosi?
C. J. Non pas des peintures mais je travaille beaucoup d’après photo et je passe du temps à chercher des images susceptibles de m’inspirer pour mes décors. Pour le château j’avais trouvé plein de photos et j’ai fait un mélange de tout ça.Camille Jourdy
Non a dei dipinti, piuttosto alla fotografia, e passo molto tempo a cercare delle immagini che mi ispirino per le illustrazioni. Per il castello, ad esempio, ho trovato molte immagini e ne ho fatto una sorta di “collage”.
• Nelle illustrazioni, i colori cambiano di frequente in base all’atmosfera della storia. Quale tecnica hai usato? Quale significato dai ai colori?
C. J. J’utilise de la peinture aquarelle ou bien de la gouache ou de l’acrylique mais avec beaucoup d’eau, donc façon aquarelle.
J’adore la mise en couleur. J’ai une idée d’ambiance avant de commencer le dessin mais pas une idée précise des couleurs. Je laisse venir et se construire l’image au fur et à mesure. Je fais tout à la main et j’aime cette technique car on construit l’image sans pouvoir revenir en arrière ( contrairement au numérique ou tout peut être toujours changé) J’aime me laisser surprendre par ce qui arrive en posant la couleur.
Uso acquerelli, tempere e colori acrilici ma molto diluiti, stile acquerello. Adoro colorare le mie illustrazioni. Prima di cominciare il disegno ho un’idea di atmosfera ma non un’idea precisa dei colori. Lascio che l’immagine emerga e si costruisca man mano. Faccio tutto a mano e amo questa tecnica perché l’immagine viene creata senza che si possa tornare indietro (contrariamente al digitale col quale è sempre possibile apportare qualsiasi modifica). Mi piace lasciarmi sorprendere da quello che viene fuori nel colorare le illustrazioni.
Ringrazio tanto Camille Jourdy per la sua disponibilità, e la mia amica Claudia per la traduzione dal francese.
Buona lettura!