Leggere un libro con le mie bambine è per me molto di più che sfogliare delle pagine e raccontare una storia. È per prima cosa passare del tempo esclusivo con loro, dove spengo il telefono e altre distrazioni. E’ poi un modo per confrontarci e crescere insieme.
Aprendo un libro, varchiamo porte diverse che ci conducono in mondi di fantasia, di storia, di scienze, di attualità. Attraverso parole e immagini possiamo conoscere altre culture differenti dalla nostra ma non sempre così lontane.
Così sono rimasta entusiasta quando ho visto in libreria la nuova collana di Gallucci creata insieme a Kalimat. Quest’ultima è una casa editrice degli Emirati Arabi Uniti specializzata nella produzione di libri per bambini in lingua araba. Nel 2016 Kalimat ha vinto il Bologna Pride for the Best Children’s Publishers of the Year con la motivazione “perchè dedica grande impegno alla promozione dei libri e della letteratura; celebra e diffonde la cultura araba affidandosi ad autori ed illustratori, ma soprattutto autrici e illustratrice di grande cultura e talento”. Per saperne di più su come è nata questa casa editrice potete andare al link Kalimat su Il Libraio .
La particolarità di questa collana è che i testi sono scritti in italiano e in arabo. I titoli presenti al momento sono cinque e sono tutti scritti da Fatima Sharafeddine che è nata nel 1966 a Beirut e attualmente si sposta tra il suo paese di origine e Bruxelles. Quest’autrice ha pubblicato più di 120 libri per bambini, tradotti anche in altre lingue, ed è membro attivo di LBBY, ramo IBBY del Libano.
Il primo libro della collana che vi presento è Le mie mani scritto da Fatima Sharafeddine, illustrato da Loujaina Alassil e tradotto da Elisabetta Bartuli ed Enrica Battista. Il libro ha un formato quadrato, con le punte arrotondate e le pagine cartonate ed è quindi adatto ai bambini a partire dai due anni. Come scrivono sul sito della Gallucci, “il testo in arabo e italiano lo rende uno strumento utile di confronto e interazione tra bambini di diverse nazionalità che frequentano l’asilo.”
Le frasi sono brevi e descrivono semplici azioni che un bambino può fare con le mani.
Con le mani stringo le matite colorate e disegno un topolino che rosicchia una ciliegia.
Con le mani si può anche afferrare le corde dell’altalena, tenere in mano un bicchiere di latte, raccogliere le mele…
I disegni sono semplici e immediati e rappresentano il bimbo o le sue manine su degli sfondi dai colori decisi.
Il secondo libro che vi propongo è Intorno a casa mia scritto da Fatima Sharafeddine, illustrato da Rebeca Luciani e tradotto da Francesca Maria Corrao.
Le doppie pagine presentano in maniera alternata prima le scritte in alto e il disegno in basso, e poi viceversa. Le frasi sono piuttosto brevi e descrivono i vari edifici presenti intorno la casa del bambino protagonista che è introdotto solo dalle immagini.
Vicino a casa mia c’è una scuola, dove andiamo io e mia sorella: ridendo, giochiamo e disegniamo, ci divertiamo, leggiamo e scriviamo.
C’è poi una bottega di merce colorata, il forno di zio Mazino, la stazione di polizia, la caserma dei pompieri, la farmacia, la moschea e la posta.
Quello che ho trovato interessante è che vengono usati molti vocaboli di uso comune permettendo così ai bambini stranieri e ai genitori che leggono insieme a loro, di ampliare il lessico con parole utili nella vita di tutti i giorni.
I disegni hanno colori forti e decisi. Una lettura adatta a partire dai tre anni.
Gli altri titoli della collana sono Zia Osha, Avicenna e I miei piedi.
La casa editrice Gallucci a proposito di questa collana dice: “Ai bambini basta un pallone per fare amicizia. Ma a scuola spesso il pallone non c’è, mentre le differenze culturali e sociali possono farsi sentire. Portiamo allora un libro in classe e condiviadiamo le storie.”
Questi libri possono davvero diventare un ponte tra culture e lingue differenti, dove ogni bambino può portare la propria esperienza e arrichire l’altro. Possiamo inoltre proporli in ambienti quali scuole, biblioteche e anche nelle nostre case, per scoprire insieme ai nostri bimbi qualcosa di più su un’altra lingua che porta con sè tradizioni diverse dalle nostre ma altrettanto preziose.