1. Quanto è importante per la formazione di un futuro lettore, l’incontro con una persona che ami profondamente la lettura e ne riconosca il valore?
L’importanza dell’incontro, direi… dell’esempio è fondamentale. Non sarà un caso che i bambini con genitori lettori (non che sostengano l’importanza della lettura e basta… ma che leggano… ) hanno probabilità molto maggiori di diventare lettori a propria volta.
2. Qualora questa figura manchi nell’ambito familiare, come può essere compensata dalla scuola? E più in generale, come può lavorare la scuola per incentivare la lettura nei bambini e ragazzi?
La scuola deve liberarsi da tanti “lacci” mentali. La scuola può contribuire enormemente al rapporto con la lettura attraverso la semplice azione didattica quotidiana dell’insegnante, sin dal nido e dalla scuola dell’infanzia … e almeno fino ai 16 anni, di leggere ad alta voce.
La scuola deve far sperimentare direttamente la bellezza e la ricchezza plurale delle storie… consentendo a tutti di farne esperienza. Per far questo credo che la cosa fondamentale sia dedicare del tempo, possibilmente quotidiano, alla lettura e ricordarsi di variare molto e anche di “osare”…
3. Quando si può iniziare la lettura ad alta voce? E che benefici comporta un inizio precoce? In riferimento a questo argomento, può spiegarci cosa si intende per emergent literacy?
La lettura ad alta voce si può iniziare quando il bambino è ancora nella pancia della mamma. Ci sono moltissimi benefici per la lettura precoce: facilitazione e potenziamento dello sviluppo cognitivo, emersione di pensiero critico, sviluppo di competenze di tipo emotivo (riguardo alle proprie emozioni e alle emozioni altrui) e molto, molto altro. Iniziare precocemente a leggere ad alta voce ai bambini, inoltre, è il primo passo verso la costruzione di un/una lettore/lettrice. Con Emergent Literacy si intende l’insieme delle competenze necessarie alla lettura e alla scrittura che possono svilupparsi nei bambini (quando ci sono le condizioni necessarie) nella fase pre-scolare. Come ha affermato la National accademy of education, già nel 1985: “La lettura ad alta voce è considerata la singola attività più importante per acquisire le conoscenze necessarie per il successo nella lettura.” Tra le condizioni che consentono, quindi, un pieno sviluppo delle competenze di emergent literacy (e quindi una maggiore probabilità di successo formativo) la pratica della lettura ad alta voce riveste un’importanza fondamentale.
4. Perchè continuare a leggere ad alta voce al bambino che sta imparando a leggere in autonomia?
L’equivoco più grande in cui possiamo “inciampare” è quello di ritenere che un bambino, una volta appresa la lettura autonoma, a sei anni, possa e debba leggere da solo. La lettura dei bambini più piccoli è un’attività cognitiva impegnativa in cui molte energie sono destinate a decifrare i simboli alfabetici, tramutarli mentalmente in suoni e comporre questi suoni a formare unità dotate di significato (le parole), poi occorre mettere insieme le parole per formare le frasi… etc. Risulta chiaro come quest’attività vada a detrimento della comprensione della storia. In parole povere: i bambini a sei, sette, otto anni ma anche più tardi riescono certamente a leggere dei testi in modo autonomo, ma quasi sempre ciò che riescono a leggere è molto più semplice di quello che davvero li interesserebbe. Si corrono dunque due rischi: che la lettura venga considerata un’attività troppo complessa (perché non riesco a leggere ciò che vorrei) e che la lettura venga considerata un’attività noiosa (perché riesco a leggere testi che reputo per “piccoli” rispetto a me). La lettura di un adulto consente ai bambini di accedere a testi che li entusiasmano e che mantengono intatta la passione per le storie e la lettura… anzi la nutrono. Io consiglio sempre di leggere ad alta voce a bambini e ragazzi dagli 0 ai 16 anni.
5. Come può la lettura aiutare il bambino a sviluppare una propria identità e ad abbattere stereotipi e pregiudizi, e a gestire le proprie emozioni?
La domanda è molto complessa. Provo a rispondere in sintesi: l’identità di ciascuno di noi si compone attraverso una serie di scelte esplicite e implicite che facciamo. In queste scelte ci sono anche modi di agire, di reagire, di interagire. Più sono gli esempi che abbiamo vicino e più la nostra composizione, il nostro “puzzle” identitario può essere ricco, unico, originale. La lettura costituisce un immenso repertorio in tal senso, una vera e propria miniera di “tessere” per il nostro puzzle.
Riguardo agli stereotipi e i pregiudizi la lettura consente l’incontro con punti di vista plurali, consente di comprendere come possano esserci differenze in categorie di persone, situazioni, cose che consideriamo come un blocco unico. La lettura di narrativa è, in estrema sintesi, un arricchimento plurale dell’esperienza e l’esperienza plurale consente di ridurre fortemente gli stereotipi e i pregiudizi.
6. Che caratteristiche deve avere un buon libro per bambini e ragazzi?
Questa, invece, è una domanda impossibile… Non credo si possano definire in modo univoco. Nei libri per bambini piccoli sicuramente la qualità delle illustrazioni e del testo devono “parlarsi” mentre nei libri per ragazzi è la qualità del testo la cosa più importante. Ci rimarrebbe da definire cosa significa qualità di un testo. Indubbiamente, per quanto ho potuto capire, ci vuole una bella storia, una storia che valga la pena di raccontare e una lingua che, per quanto semplice, sia comunque di ottimo livello. Troppo spesso, specie nel contesto scolastico, ci siamo limitati ai classici … mentre la letteratura contemporanea è davvero ricca… una vera e propria miniera.
7. E per finire, cosa deve rappresentare per i bambini la lettura?
Un divertimento, la possibilità di aprire una finestra in una stanza che ne è priva, la possibilità di trascendere la propria condizione. Se dovessi sintetizzare in una frase direi “un paio d’ali”.
Ringrazio ancora il professore Federico Batini, che nonostante i suoi tanti impegni è stato molto disponibile.