Per questo 8 marzo 2019 ho pensato a lungo a che libro proporvi. La prima idea volgeva verso uno dei tanti libri di storie di donne e bambine che si sono distinte per le loro imprese. Come non pensare ad esempio al tanto discusso Storie della buonanotte per bambine ribelli di Elena Favilli e Francesca Cavallo (Mondadori, 2017), oppure a Ragazze con i numeri di Vichi De Marchi e Roberta Fulci (Editoriale Scienza, 2018) o ancora alla graphic novel Cattive ragazze di Assia Petricelli e Sergio Riccardi (Sinnos, 2017)?
Tre libri che nella loro diversità parlano di donne speciali, audaci, creative, coraggiose.
Alla fine invece ho deciso di parlarvi di donne normali, che non hanno nomi e cognomi scritti in tutti i libri di storia ma che non per questo sono state meno coraggiose, forti, o come tanto piace dire in questo periodo “ribelli”.
Le donne delle quali voglio raccontarvi sono state capaci di affrontare le difficoltà dell’Italia del dopoguerra, andando avanti nella povertà e nella distruzione, rimboccandosi le maniche, e rendendosi protagoniste di un fatto storico di grande solidarietà. Di questo tratta l’albo illustrato Tre in tutto, scritto da Davide Calì, con le illustrazioni di Isabella Labate, per Orecchio Acerbo (2018).
Negli anni tra il 1945 e il 1952 un gruppo di donne dell’Unione Donne Italiane organizzò una serie di aiuti per trasferire bambini del Sud, in particolare da Cassino, Napoli, Roma, verso famiglie dell’Emilia Romagna. Il Sud era stato infatti maggiormente colpito dalla miseria e dalla povertà causate dal conflitto appena terminato e spesso le famiglie non riuscivano a provvedere ai propri figli. I treni che trasportarono questi bambini dal Sud al Nord vennero chiamati treni della felicità. In Emilia questi bambini trovarono famiglie pronte ad accoglierli per periodi che andarono da un paio di mesi ad alcuni anni, provvedendo ai loro bisogno primari e senza mai farli sentire estranei.
L’illustratrice di questo albo è Isabella Labate, che ha studiato illustrazione a Genova con Emanuele Luzzati ed è stata capace di dare vita a tavole altamente realistiche e suggestive. L’autore del testo è Davide Calì, nato in Svizzera e noto per le sue opere pubblicate in Francia, Italia, Portogallo e tradotte in una trentina di paesi.
Proprio in questi giorni ho avuto il piacere di seguire una conferenza di Davide Calì e ho potuto porgli alcune domande su questo libro. Lascio quindi che il resto del libro ve lo racconti Davide stesso in questa intervista.
L’argomento del libro è un fatto di storia di grande valore ma anche relativamente poco conosciuto. Come è nata l’idea di fare un libro su questo argomento?
Ho scoperto la vicenda storica dei treni della felicità per caso. Spesso bazzico Youtube alla ricerca di cose da vedere. Quando non sono video musicali e film, o serie TV, cerco documentari. Sono molto curioso, cerco cose molto diverse tra di loro.
Ho trovato così Pasta Nera, un documentario di Mario Piva e da lì è nato tutto.
Come dici tu, la storia dei treni della felicità è misconosciuta. A un certo punto, visto che mi aveva appassionato, mi sono detto che forse avrei potuto, per una volta, mettere da parte le storie inventate e costruirne una basata su un fatto vero.
Come è nato poi il libro e la collaborazione con l’illustratrice?
Seguo il lavoro di Isabella Labate da una ventina d’anni. In Italia la conoscono in pochi perché perlopiù ha sempre lavorato con editori taiwanesi, ma da praticamente sempre, sognavo di fare un libro con lei. Questo era perfetto. Isabella ha un modo di lavorare molto accurato, che richiede tempo, già nella fase di studio, dove so che mette insieme il set delle sue illustrazioni e soprattutto i personaggi, facendo una grande ricerca fotografica, con foto vere. Alcuni dei personaggi del libro so che esistono veramente e si sono prestati come modello. Ma dovesti fartelo raccontare da lei!
Per quali lettori è stato pensato il libro? Cioè per quale fascia d’età? (Sono consapevole che il discorso fascia d’età è molto riduttivo). Potrebbe essere usato nelle scuole per introdurre un fatto di storia?
Io a dirti la verità, all’età dei lettori non penso mai. I libri che facciano sono teoricamente “per bambini” e in libreria li trovi nello scaffale per bambini appunto. Ma di base scrivo per me, e poi per chi ha voglia di leggermi. La storia di Tre in tutto parla di qualcosa che dovremmo sapere tutti e che ci siamo un po’ dimenticati. Forse l’ho scritta più per gli adulti, che per i bambini, sui quali proiettiamo spesso, secondo me, troppe aspettative. E’ vero, i bambini un giorno cambieranno il mondo. Ma nel frattempo, qualcosa possiamo farlo anche noi.
Quanto al parlarne a scuola, certo. Penso che aldilà del fatto specifico, il libro possa introdurre vari temi: come si viveva una volta, cosa si mangiava, le differenze che c’erano tra nord e sud.
E allora… buona festa della donna e buona lettura!