Ho avuto il piacere di fare una “chiacchierata virtuale” con l’illustratrice Marianna Balducci, nella speranza di aver presto l’occasione di incontrarla di persona. Le mie bambine e io apprezziamo particolarmente il suo lavoro, del quale potete trovare una panoramica al link Professione illustratrice.
Marianna Balducci nasce a Rimini nel 1985 e si laurea in moda nel 2011 all’Università di Bologna, Campus di Rimini. Attualmente lavora come illustratrice per progetti pubblicitari e per l’editoria per bambini e ragazzi, sperimentando combinazioni tra disegno e fotografia, tra strumenti tradizionali e digitali.
Se volete conoscerla meglio vi invito ad andare al sito https://mariannabalducci.it e a leggere questa intervista. 😉
• Hai illustrato libri molto diversi tra loro per argomento e per fascia d’età alla quale sono destinati. In tutti quanti però colgo la voglia di esplorare le cose da un altro punto di vista e di capovolgere la realtà con fantasia e divertimento. Cos’è per te disegnare?
Mi capita sempre più spesso di dire che disegnare per me, oltre a essere il mio mestiere, è ormai il mio modo di pensare e di esplorare il mondo. A volte lo definisco proprio un “pensare con le mani” simile a quel che succede nel design, dove non c’è solo la componente artistica, estetica ed emotiva ma anche tanto progetto e intenzione di comunicare. Mi piace pensare che la fantasia sia una fonte di energia esplosiva e sorprendente ma anche uno strumento strategico, come lo definivano Munari e Rodari, capace di rivelarci soluzioni efficaci e inaspettate se solo le diamo ascolto e la teniamo in esercizio.
Forse è per questo che alla fine mi sono ritrovata alle prese con progetti rivolti a pubblici così diversi. Per me disegnare è comunicare e trovare ogni volta una misura nuova e bellissima per incontrarsi.
• Le tue illustrazioni sono caratterizzate da tecniche diverse, spesso mescolate tra loro in uno stesso libro. C’è una tecnica che preferisci?
Lavoro moltissimo in digitale, soprattutto per combinare fotografia e disegno (un percorso che mi sta dando tante soddisfazioni), ma non abbandono mai il blocco schizzi. Spesso poi una tecnica o uno strumento mai provati si rivelano l’occasione per far fiorire una nuova idea. Principalmente comunque mi muovo tra photoshop e matite o pennarelli e chine.
• Entriamo nello specifico dei tuoi libri e partiamo dell’ultimo uscito e cioè Dicono di me scritto da Davide Calì (Hop! Edizioni). Come è stato lavorare con Davide Calì (che ho avuto l’opportunità di conoscere a un corso di formazione e personalmente adoro)? E “lavorare” con un personaggio illustre come la Gioconda? 😉
Con Davide c’è un bellissimo rapporto di scambio da qualche tempo. Idee di fare cose assieme ce ne erano, ma in questo caso è stata Lorenza Tonani (editor Hop Edizioni) a suggerirci di lavorare in coppia su questo soggetto in un anno così importante (a 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci). Sono stata felicissima di lavorare con Davide su una cosa che amiamo entrambi: l’umorismo. La grazia e il mestiere che stanno dietro ai testi di Davide gli permettono di raccontare qualsiasi cosa andando dritto al punto e ricordandoci che ogni tanto prendersi poco sul serio è un’ottima strategia per liberarci di qualche groviglio. La nostra Gioconda è proprio questo: una donna aggrovigliata. Seguendo il testo di Davide (a cui si accompagnano le note esplicative dei vari aneddoti storici sulla Monnalisa in fondo al libro), mi è stata data grande libertà d’azione e c’è stata una buona sintonia, fondamentale dati i tempi record in cui siamo riusciti a confezionare questo libro. I due piccoli custodi in tuta arancione li considero il mio lasciapassare per farmi perdonare da Leonardo visto che ho ridisegnato il suo capolavoro. Insomma, anche con lui spero di cavarmela strappando qualche complice risata!
• Un altro libro che piace molto alle mie bimbe è C’è una macchia nel mio disegno! (La Spiga Edizioni) del quale hai curato anche il testo. Come ti sei trovata nel ruolo di scrittrice? E che consiglio daresti a un bambino che vorrebbe diventare “un grande artista” come Max, il protagonista di questa storia?
La storia di Max mi appartiene anche adesso. Esorcizzare gli errori non è mai facile e mi viene sempre in mente mia mamma (che è pittrice) che, quando mi faceva giocare coi pennelli e mi vedeva in ansia da prestazione, mi incoraggiava e mi prendeva un po’ in giro: “Guarda che se hai paura di rovinarlo (il disegno), lo rovini di sicuro…”. E infatti spesso succede proprio così. Ma a volte l’errore ci conduce verso strade inaspettate se sappiamo guardarlo con occhi diversi (pur chiamandolo col suo nome). Ai piccoli aspiranti disegnatori vorrei dire proprio questo: una macchia è una macchia, inutile far finta di no, ma forse è anche qualcos’altro se abbiamo il coraggio di cambiare sguardo e ci mettiamo a giocare con lei, abbandonando ansie e aspettative. Mendini (un grande designer che ci ha lasciati poco tempo fa) diceva che un oggetto che contiene un errore è più interessante perché attira su di sé un’attenzione speciale che ci fa subito stabilire con lui un legame emotivo.
• Io invece mi diverto sempre a rileggere Le parole necessarie scritto da Elisa Rocchi (Ensemble Edizioni, 2017) che è un “dizionario, sussidiario e gioco letterario”. Come nasce questo libro? E che laboratori state facendo nelle scuole basandovi sul libro?
Elisa ed io siamo “vicine di casa” (lei Cesena dove tra l’altro dirige un bellissimo festival di fumetto, io Rimini) e questo libro è nato un po’ per gioco e un po’ per incroci fortunati di amici in comune e del web. “Le parole necessarie” sono parole inventate col preciso scopo di coprire gli spazi vuoti del vocabolario, per aiutarci a dire proprio quella cosa (sensazione, situazione, emozione) che di solito ci costringe a ricorrere a perifrasi complicate o a giri senza meta. Elisa aveva iniziato a scriverle sul suo blog non sapendo che io le leggevo (eravamo in rete, ma ancora non ci conoscevamo di persona). Dopo i primi 4-5 contributi, mi ha scritto dicendo che le sarebbe piaciuto vederle illustrate da me per capire come, a mia volta, avrei riempito lo spazio vuoto della pagina. Questo piccolo dizionario bislacco ci sta portando tante soddisfazioni con lettori di tutte le età. Recentemente lo abbiamo portato alle scuole medie dove abbiamo messo alla prova i ragazzi con alcuni dei meccanismi alla base della scrittura creativa e naturalmente del disegno perché la sfida di illustrare parole che non esistono sta proprio nel disegnare qualcosa che ancora non esiste.
Ci piace constatare che anche i grandi raccolgono subito la sfida e capiscono che alla base di questo libro un po’ sovversivo sta un grandissimo amore per la nostra lingua e la voglia di riappropriarsene giocando proprio per conoscerla meglio. Anche qui non potevamo fare a meno di un po’ di umorismo, infatti Lia Celi ci ha regalato una brillantissima post-fazione.
• Infine una domanda che mi fanno sempre le mie bimbe… di chi sono il ditino e il piedino dei libri “Il viaggio di piedino” e “Il sogno di ditino” scritti da Elisa Mazzoli (Bacchilega Junior, 2018)?
Domanda sensata: è una cosa che ci chiedono spessissimo i piccoli lettori in sede di presentazione e ne siamo sempre felici perché vuol dire che passa immediatamente l’idea che siano veri, non solo perché fotografati, ma veri in quanto personaggi protagonisti della loro storia. Appartengono entrambi al piccolo Marco che, grazie alla sua splendida e collaborativa mamma Chiara, è stato il nostro modello per entrambi i libri. Io e Fabio Gervasoni (il fotografo) lo abbiamo letteralmente visto crescere di storia in storia: prima con un piedino in potenza, che puntava ma ancora poteva camminare solo nella fantasia che gli ho disegnato attorno, poi con un ditino già deciso a conquistare il suo spazio. Elisa Mazzoli, già parecchio esperta nel trattare questa fascia di età, ha portato nel mio lavoro uno sguardo prezioso con questi testi essenziali e a misura di bambino ed è stata proprio Angela Catrani (editor Bacchilega Junior) a decidere di farci lavorare insieme e a credere così tanto nel mix dei nostri linguaggi che, dopo il primo libro, ci ha incoraggiate a proseguire col secondo. Sapere che tanti genitori usano i nostri libri per accompagnare i primi momenti di lettura dei loro piccoli (viaggiatori o sognatori che saranno) è molto emozionante.
Grazie a Marianna Balducci per la sua disponibilità e simpatia.