Un albo illustrato dal grande formato, nato dalla fantasia di due grandi autori: Il fiore del signor Moggi di Bernard Friot e Nicoletta Bertelle, edito da Fatatrac, 2019.
Bernard Friot è uno degli scrittori per ragazzi più conosciuti e amati. Ha ricevuto tantissimi premi, tra cui il Premio Andersen 2009 e il Premio Orbil 2012. È nato a Saint-Piat nel 1951, e prima di dedicarsi alla scrittura, ha insegnato in una scuola in Francia. È proprio il contatto diretto con i bambini e con la loro creatività, che gli ha permesso di maturare lo stile che lo contraddistingue. Uno stile che pur rimanendo sempre ben riconoscibile, non smette di rinnovarsi e di sperimentare, traendo continuamente spunto da quel mondo a cui è destinato: quello dei bambini e ragazzi.
Nicoletta Bertelle è un’illustratrice che vive e lavora a Padova, dove ha frequentato l’istituto d’Arte. Ha seguito diversi corsi con grandi maestri, quali Štěpán Zavřel, Emanuele Luzzati, Jósef Wilkoń. Oltre a illustrare libri, tiene “incontri con l’autore” nelle scuole, nei musei e nelle Università, conduce corsi d’illustrazione, crea e dipinge oggetti in legno, cura mostre e fa letture animate.
Una notte, il signor Moggi fece un sogno: vide una piazza in un paese sconosciuto, con tante case, tanti palazzi, di tutti i colori e, al centro della piazza, un fiore straordinario.
Il fiore è molto grande, ha la forma di una farfalla, ed è di un colore particolare:
un blu profondo con riflessi di verde e oro e un tocco di rosso, o viola.
Al suo risveglio, il signor Moggi vuole riprodurre il sogno su una tela di lino. Pur non essendo un pittore di professione, si mette d’impegno, e a fine giornata è piuttosto soddisfatto del risultato. Non è però convinto di aver reso il giusto colore del fiore.
Il giorno dopo succede un fatto imprevisto: il dipinto cambia colore, e il fiore al centro diventa grigio e scolorito. Gli amici e la moglie del signor Moggi danno le loro opinioni: per Roberto un bel fiore deve essere rosso, secondo Martina invece deve essere giallo con tocchi di arancione e violetto.
Il signor Moggi si tappò le orecchie con le mani. Non voleva più sentire consigli né avvisi. […] Camminò, camminò per le strade in pigiama e pantofole, con una sciarpa attorno al collo. Camminò e arrivò davanti al museo. Un cartellone annunciava una mostra: “Pittori giardinieri”.
Il museo e il giardino botanico non aiutano però il signor Moggi nella ricerca del colore giusto per il fiore del suo sogno. Quando ormai ha perso ogni speranza, ecco che incontra una bambina piccola, magra, con la pelle scura e i capelli neri.
“Lo conosco, il tuo fiore. È un fiore del mio paese”, disse la bambina.
La bambina viene da un paese molto lontano e unendo un po’ di sabbia, tre bacche e una conchiglia, riesce a preparare il colore. Ecco che finalmente il signor Moggi è soddisfatto del quadro, dove al centro il fiore risplende più vivace che mai, e viene osservato da tutti con grande ammirazione. Nel finale emerge la capacità dell’arte di essere un linguaggio che risveglia in ciascuno emozioni che derivano dal proprio vissuto. Ogni persona che guarda il quadro del signor Moggi vede infatti un differente colore.
Una storia che può essere riletta più e più volte, trovando sempre un significato diverso e profondo. Si parla infatti di arte, di diversità come valore aggiunto, di sogni. Testo e immagini s’intrecciano e si completano in un equilibrio che viene rotto nella parte centrale dove le parole lasciano completamente spazio ai disegni, in una doppia pagina dove il blu regna con varie sfumature e alcuni accenni di viola. L’equilibrio viene poi ripristinato e la storia è nuovamente narrata dall’unione del linguaggio iconico e verbale. Le immagini sono grandi e in ciascuna pagina dominano uno o due colori con le loro diverse gradazioni, in particolare il blu, il viola, il rosso o il verde. L’effetto è quello di un’atmosfera onirica che invita il giovane lettore a cercare un significato che va aldilà del senso letterale delle parole, attingendo all’immaginario collettivo.
Ho avuto il piacere di poter fare alcune domande all’illustratrice Nicoletta Bertelle per approfondire così qualche aspetto di questo poliedrico albo illustrato.
Zavřel è stato il mio maestro d’illustrazione, un grandissimo dono della vita. Tra le tantissime cose che mi colpirono di lui, fu la sua gioia di sperimentare e cercare attraverso l’arte. L’essere così come le sue opere, in una costante ricerca di poesia nell’incanto della vita.